Il Distretto del Cibo BioSlow – Pane e Olio è il progetto che individua l’agricoltura biologica come riferimento e modello per la crescita sostenibile, che mette al centro il “territorio” con le sue risorse, le sue peculiarità, le sue istituzioni e i soggetti economici e sociali che lo caratterizzano e lo animano, anche con l’intento di offrire a tutti i cittadini residenti nel territorio in questione e coinvolti una migliore qualità della vita.
Il Distretto del cibo BioSlow costituisce espressione dell’autodeterminazione da parte della comunità locale a perseguire obiettivi comuni e si pone come strumento di razionalizzazione di costi, processi e politiche di produzione, di comunicazione e commercializzazione dei prodotti del distretto, di marketing territoriale e di promozione del territorio, nell’ottica di aggregazione delle competenze professionali che favoriscano il superamento del gap commerciale e distributivo esistente.
Partendo dalla idea focus del Distretto del cibo Bio Slow Pane e Olio, ossia la valorizzazione della Dieta Mediterranea e dei due componenti fondamentali all’interno di essa quali il Pane e l’Olio E.V.O., si vogliono valorizzare le filiere maggiormente presenti nell’area territoriale (ex provincie regionali di Agrigento, Caltanissetta, Catania, Enna, Palermo, Ragusa e Trapani) in esame quali:
- Filiera olivicola e olearia;
- Filiera cerealicola;
- Filiera della frutta fresca;
- Filiera delle piante officinali;
- Filiera coltivazione dei funghi;
- Filiera della frutta secca a guscio;
- Filiera vitivinicola;
- Filiera delle produzioni soggette a specifica disciplina (biologico, integrato, ecocompatibile).
La Sicilia è regione di eccellenza per le produzioni tipiche e di qualità annoverando ben 69 prodotti agroalimentari a marchio comunitario Dop e Igp. È la regione con la maggiore superficie coltivata a vite del Paese: con circa il 17% di quella nazionale.
Il distretto presenta al suo interno una elevata integrazione di filiera data la presenza di strutture aggregative (O.P., società cooperative, società consortili etc…) che raggruppano numeri rilevanti in termini di addetti e in termini di volume d’affari nei settori delle filiere agroalimentari in esame.
Il Piano di distretto, è per sua intrinseca natura uno strumento che ha l’esplicito compito di realizzare un miglioramento o quantomeno una stabilizzazione positiva del quadro socio-economico ed ambientale locale. Ciò detto, per quanto riguarda una valutazione ex-ante delle determinanti legate ai macro- obiettivi del Piano sulle componenti economiche, sociali, ambientali ed istituzionali del territorio, è stato affrontato un lavoro di screening dei contenuti delle singole azioni e sono state allestite delle sintesi (riportate di seguito) degli effetti stimabili sulle componenti stesse.
Gli impatti attesi sulla dimensione economica, sociale ed ambientale dall’attuazione del Piano del Distretto del cibo sono stati considerati nel quadro dei principali asset vocazionali del Distretto: agricoltura specializzata e multifunzionale (filiera cerealicola, frutticola, olivicola e olearia, delle piante officinali, delle produzioni biologiche etc..); servizi legati al mondo rurale; turismo; ambiente; beni paesaggistici e patrimoni culturali.
Dal punto di vista socio-economico, prioritari e suscettibili di evidenti benefici sono gli interventi tesi al miglioramento della competitività, grazie ai quali si prevede un consolidamento dell’imprenditoria locale, soprattutto sotto il profilo della capacità di innovazione sia in termini di prodotto che di processo.
L’approccio generale considerato nella definizione degli obiettivi, è quello della trasversalità funzionale delle proposte, con l’intento esplicito di sviluppare le interrelazioni tra ambito agroalimentare e rurale in genere e gli altri comparti, tenuto conto di approccio macro-territoriale che privilegia azioni di sistema rispetto a iniziative puntuali non chiaramente collegate tra loro.
Nel breve periodo gli interventi attuati dovranno portare alla riduzione dei costi e a un incremento del fatturato delle imprese attraverso l’introduzione di innovazioni di processo e di carattere organizzativo e al miglioramento dei livelli qualitativi della produzione.
Nel medio e lungo periodo ci si attende un aumento del valore aggiunto del settore primario e, più in generale, di quello agro-alimentare, oltre ad un incremento dell’occupazione nei comparti considerati.
Altro ambito di intervento fondamentale che beneficerà indirettamente dal programma di distretto, è quello turistico, o meglio dei “turismi”, dato che il territorio del Distretto del cibo (ex provincie regionali di Agrigento, Caltanissetta, Catania, Enna, Palermo, Ragusa e Trapani) ha la possibilità di mettere in campo una varietà di elementi e proposte declinate sulle diverse tipologie (turismo enogastronomico, culturale, sportivo, naturalistico), grazie alle quali è prevedibile registrare, anche a poco tempo di distanza dalla realizzazione degli interventi previsti, significativi incrementi dei flussi di visitatori.
L’aumento della capacita attrattiva dell’area favorirà lo sviluppo di tutto l’indotto connesso al comparto turistico, con particolare riferimento alla valorizzazione del patrimonio locale e l’attivazione di tutta una serie di nuovi servizi in ragione di nuove esigenze da soddisfare.
Il distretto è orientato a sostenere il territorio nella sperimentazione di forme innovative di aggregazione e cooperazione per la pianificazione e gestione delle risorse locali nella loro più ampia accezione agricola, ambientale e storico-culturale.
I vari fattori ambientali, storico-culturali ed economico-produttivi, considerati nel loro insieme, sembrano cogliere con nettezza, quella “identità storica e territoriale omogenea derivante dall’integrazione fra attività agricole e altre attività locali, nonché dalla produzione di beni o servizi di particolare specificità, coerenti con le tradizioni e le vocazioni naturali e territoriali”, che la legislazione italiana pone alla base del riconoscimento di un’area come Distretto del cibo.
Un sistema produttivo locale può essere definito un “distretto del cibo” se è “caratterizzato da un’identità storica e territoriale omogenea derivante dall’integrazione fra attività agricole, potenzialmente in biologico e/o agricoltura eco sostenibile (La Sicilia registra il 31% della SAU in biologico con un trend in crescita), e altre attività locali, nonché dalla produzione di beni di servizi di particolare specificità, coerenti con le tradizioni e le vocazioni naturali e territoriali”.
Allo stato attuale, le caratteristiche geografiche e socio-economiche salienti dell’area coincidente con i comuni ove ricadono le sedi delle aziende agricole facenti parte del distretto (soggetti beneficiari diretti e indiretti), fanno emergere immediatamente che si tratta di una zona con condizioni di alto indice di ruralità, con una struttura produttiva articolata e dinamica in cui è anche presente un mediocre tessuto imprenditoriale nei settori dell’industria agroalimentare di qualità e dei servizi. Si configura, al contempo, come un’area ricca di notevoli risorse ambientali e di un patrimonio di specificità produttive agroalimentari e culturali di assoluto rilievo.
Tali caratteristiche impongono pertanto la definizione di un percorso progettuale per la redazione del Piano di Distretto che deve in larga parte distinguersi da altre esperienze svolte in territori rurali analoghi, e tentare di mettere a punto una via originale e peculiare per poter rispondere all’esigenza di disporre di un strumento pianificatorio veramente utile per lo sviluppo sia a breve che a lungo termine dell’area.
Il percorso immaginato, pertanto, avrà un approccio che tenga in costante considerazione le citate peculiarità, consapevolmente utilizzate come riferimento parametrico e di confronto per ogni proposta focalizzata, al fine di realizzarne un’esatta plausibilità e una completa attenzione agli elementi di sostenibilità (sociale ed ambientale) del contesto specifico.
Il patrimonio di storia e di culture comune a tutti i popoli del Mediterraneo rappresenta l’humus su cui il Distretto vuole sviluppare le sue iniziative: attingendo dal passato per costruire il futuro, da scrivere insieme alle migliori intelligenze dell’area. Forte del nome che si è dato, il Distretto si propone infatti come promotore del dialogo fra gli uomini del Mediterraneo; attraverso il confronto delle idee il Distretto vuole superare i limiti del conflitto tra culture per valorizzare gli aspetti che uniscono i popoli anziché quelli che li dividono. Dalla contaminazione delle culture, il distretto si attende la nascita di nuove proposte, nuove idee, nuove iniziative i cui benefici ricadranno dapprima sui suoi associati e, di conseguenza, sull’intera area.
Per le imprese del distretto l’attenzione al Mediterraneo non deve avere una valenza esclusivamente commerciale: l’obiettivo del distretto non è solo quello di acquisire nuovi mercati, ma quello di promuovere lo sviluppo degli associati e del territorio attraverso forme di integrazione socio-economica e culturale.
L’importanza strategica di fare Rete per lo sviluppo economico e il riconoscimento dei vantaggi delle collaborazioni orizzontali e verticali è una questione condivisa ed evidente. Oggi più che mai, di fronte alla crisi economica del paradigma di sviluppo, bisogna ripensare le dinamiche sociali ed economiche anche in agricoltura e in ambito rurale, stimolando ulteriormente la capacità di collaborare da parte di tutte le organizzazioni pubbliche e private.
Salvatore CIULLA
Presidente Distretto BioSlow
Pane e Olio – Sicilia